PERCHÈ CI SIA CHIAREZZA
Lunedì, 16 maggio, prossimo, la Commissione Interparlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sarà in Regione per una visita istituzionale con obiettivo di conoscere lo stato delle attività all’interno del Sito Inquinato Nazionale (SIN) Caffaro di Torviscosa.
E’ sicuramente una buona cosa che a distanza di oltre quattro anni la Commissione ritorni in Regione e vada a calpestare il terreno dei luoghi del SIN. Avrà modo di verificare de visu le cose fatte o piuttosto non fatte dai tanti attori di quello che più che un procedimento di bonifica sembra essere diventato un balletto, di visite dei Ministri dell’ambiente (3 Ministri dell’ambiente in pellegrinaggio in meno di 4 anni a Torviscosa) di Conferenza di servizi decisorie, di troppe parole e tante dichiarazioni di esponenti dell’amministrazione regionale. Numerose sono anche state le interrogazioni, parlamentari e regionali che pare non abbiano sortito effetto alcuno.
E’ utile allora ricordare alcuni punti essenziali della questione a partire dall’estensione dell’area vincolata da oltre 13 anni, per gravi problemi ambientali, di oltre 2.000.000 mq; delle 11 macroaree l’unica area restituita agli usi legittimi (la macroarea6 non era vincolata) è stata la macroarea7 in virtù dell’attività del Commissario delegato dal governo all’emergenza del SIN che ha operato dal 2009 al 2012; tale area è stata restituita con alcune prescrizioni. Val la pena allora, proprio a partire da questa macroarea7, porre una serie di domande alla Commissione in visita ma anche agli attori (in particolare organi di controllo, quali Ministero Ambiente, ARPA FVG, Provincia di Udine,…..), del balletto cui abbiamo assistito in questi anni, sperando ne derivi almeno qualche elemento di chiarezza se non qualche assunzione di responsabilità:
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sono state ottemperate le prescrizioni che erano state formulate in sede del Ministero Ambiente per la restituzione agli usi legittimi della macroarea7, nel 2011, che prevedevano l’asportazione dei rifiuti ivi presenti?
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le discariche presenti nell’area Caffaro (7 come documentato da ARPAFVG cui va aggiunta la discarica di La Valletta) di rifiuti non pericolosi e pericolosi sono a norma? Sono ancora sequestrate? Potevano essere dissequestrate e la proprietà non ha proceduto? A chi compete la loro gestione? Sono state oggetto di interventi di adeguamento (e non solo di progetti)?
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i fenomeni di inquinamento del suolo e delle acque all’interno e all’esterno dell’area dello stabilimento Caffaro come documentato dalla indagine della Procura di Udine del 2008, sono stati oggetto di intervento di risanamento (e non solo di progetti) come previsto dalle norme da tempo vigenti in materia di ambiente (d.lgs. 152/2006)?
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esistono responsabilità di omissioni da parte di alcuno sia esso il Commissario Straordinario Caffaro (in carica da circa 7 anni), il Sindaco (in carica da circa 7 anni), l’Assessorato all’ambiente della Provincia di Udine (per la sola macroarea7 come svincolata), il Dipartimento Provinciale ARPA FVG di Udine, competente per territorio, per non aver adempiuto a obblighi di intervento se non di controllo?
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le aree deperimetrate dal SIN sono state oggetto delle “necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica” o sono ancora vincolate e non restituite agli usi legittimi? Non sono forse tali aree ancora vincolate perché comprese all’interno del vigente Piano di bonifica dei siti inquinati della Regione Friuli Venezia Giulia? In tali aree risulta esserci anche gran parte della Laguna di Grado e Marano dove le norme del citato Piano prevedono la bonifica dei sedimenti (inquinati da mercurio) e non la movimentazione tal quale come sta avvenendo anche in spregio alla recente sentenza della Corte Costituzionale n.84 e con il lecito dubbio che si configuri un reato ambientale ai sensi della Legge 68/2015?
Sapranno bene i membri della Commissione che l’area Caffaro di Torviscosa è a destinazione industriale di interesse regionale e che questa situazione di grave e persistente condizione ambientale ha assunto valenza di area vasta, penalizzando anche direttamente e/o indirettamente un ampio territorio della “Bassa friulana”. A parte la realizzazione di uno stabilimento nella macroarea7 iniziato ormai da anni, ma lungi dall’essere di prossimo completamento, non si hanno notizie di nuovi insediamenti produttivi (che, in alternativa, sarebbero possibile solo a partire da transazioni ambientali che non si ha notizia siano avvenute).
L’augurio è che, in questa Regione (ambientalmente arretrata) dove non si è ancora approvato il Piano di Tutela delle Acque, previsto dal 1999, e il Piano regionale di Bonifica dei siti inquinati, porta la data del 1995, la Commissione oltre che prendere atto della situazione del SIN Caffaro, mandi un segnale chiaro e netto utile a superare questa condizione di stallo, diventata ormai insopportabile. Sarebbe, infine, interessante conoscere i costi sostenuti in quasi sette anni di gestione dal Commissario Straordinario Caffaro.
La Regione FVG sul tema è assente da troppo tempo!
Addì, 11 maggio 2016