ALTRO CHE ELEZIONI ....
Pur non considerando secondaria la bocciatura dell’Italicum, francamente, c’è da essere più preoccupati dalle tante emergenze che il Paese vive e per le quali la ricetta non sia rappresentata dalle elezioni anticipate, la cui unica giustificazione starebbe in un’eventuale manifesta incapacità del governo Gentiloni di saperle affrontare.
E’ evidente che l’Italia che cresce a una velocità che è la metà di quella europea, viene vissuta come l’anello debole del traballante sistema. Non giriamoci attorno: siamo attaccati come quando cadde Berlusconi sotto i colpi del differenziale dei tassi di interesse rispetto a quelli della Germania sui titoli di Stato.
Sulla vicenda delle Generali sono tutti lì a giocare al risiko o a scommettere se ce la porteranno via i francesi o i tedeschi o gli svizzeri. Nessuno o quasi, che rifletta sul fatto che nel portafoglio della prima compagnia assicurativa del Paese ci sono miliardi di Btp, e che i soggetti finanziari stranieri hanno già in mano una cifra enorme del nostro debito pubblico. Se nell’assetto azionario delle Generali riuscissero a entrarci i francesi, per esempio, arriverebbero ad avere 170 miliardi, l’8% dell’intero sto del debito.
Solo i francesi sarebbero in grado di condizionare qualunque governo italiano: che cosa potrebbe accadere se decidessero di vendere in blocco e all’improvviso i titoli, o se non partecipassero al rinnovo dei bond in scadenza.
Inoltre, c’è un tesoro che fa gola alla finanza internazionale: il risparmio degli italiani che si stima sia intorno ai 4 mila miliardi di cui la metà in gestione straniera o a fondi italiani che però investono l’80% oltre confine. Insomma è fortissima la schiera degli avvoltoi che volteggiano sul debito dello Stato e sulle ricchezze dei cittadini.
Il Ministro Calenda ha posto con forza la questione di un intervento pubblico a difesa delle società italiane più strategiche. E sarebbe bene che Gentiloni e Padoan lo ascoltassero.
Ora c’è da chiedersi quale giudizio possono avere le cancellerie e i mercati che ci guardano mente il principale partito di governo e la principale forza di opposizione all’unisono chiedono elezioni anticipate andando a votare con due mozziconi di leggi elettorali per Camera e Senato entrambe figlie di norme bocciate dai giudici Costituzionali?
In tutto questo il Parlamento, dovrebbe mostrare ai cittadini che già per metà non sono più disposti ad andare a votare, la sua resa di fronte alla necessità conclamata di scrivere una normativa di voto coerente e di stampo europeo. Insomma elezioni anticipate senza una nuova legge elettorale votata dal Parlamento sono possibili, perché il sistema, come ha sottolineato la Consulta, è immediatamente applicabile, ma applicarlo sarebbe da irresponsabili.
Ora il Parlamento voti una nuova legge elettorale e il Governo tiri fuori gli attributi affrontando rapidamente i principali e urgenti problemi economici per evitare l’aggravarsi di una situazione di per se stessa già grave e per evitare la fuga del risparmio.
Addì, 29 gennaio 2017