PUNTO E A CAPO
Fino a quando il capo parlava senza essere in alcun modo disturbato, interrotto ne, tanto meno, criticato nei suoi interventi, le Direzioni nazionali del Pd al pari delle sue Assemblee, erano trasparenti e messe in pasto a qualsiasi sguardo.
L'apoteosi del comandante non subiva incertezze e le vele spiegate del suo vascello avevano vento abbondante e nessuno impediva la rotta dell'ammiraglio.
Per diversi anni abbiamo assistito a questa invereconda presa in giro della democrazia perché non si dava spazio a un dibattito tra posizioni diverse. Da due giorni, invece, assistiamo a una interruzione improvvisa dello schema: siamo giunti a ciò che normalmente accadeva prima del primo periodo fausto del comandante Renzi.
Adesso si è ritornati alla normalità. Il sintomo è preoccupante per Renzi non certo per la compagine del Pd che, anzi, chiudendo il sipario alle telecamere, ha riacquistato una dignità smarrita con il renzismo.
Ora siamo alla prese con un comandante ormai febbricitante, ha perso i galloni precedenti e d'ora in poi dovrà misurarsi con un mondo che voleva seppellito mentre, come sempre accade, chi vuol esser facinoroso alla fine torna a casa con le pive nel sacco.
Post scriptum: strano come la Presidente della Regione Fvg si svegli tardivamente, plaude alla decisone di chiudere le porte ma lo fa fuori tempo massimo. In ogni caso scodinzola la coda alla decisione del suo capo, dimostrando limitatissima autonomia di riflessione.
Lì, 07 luglio 2017