L’innovazione che sta correndo più di quanto s’immagini, è molto presente nei Paesi dell’Ue, e comporta una fortissima competizione nel settore produttivo costringendo le aziende italiane a dotarsi di nuovi sistemi produttivi come la robotica che gli consentano di competere sui mercati internazionali. Ovviamente la capacità di innovare consente di aumentare produttività e profitti per l’imprenditore ma, allo stesso tempo, riduce il numero degli occupati. Le conseguenze sono meno lavoro, minori consumi, maggiore povertà e indebolimento della previdenza pensionistica.
Risolvere questa nuova condizione non sarà facile ma nemmeno impossibile. Il progetto di redistribuzione della ricchezza dovrà partire dalla diminuzione del numero delle ore lavorate per consentire a più persone di essere occupate e, nel contempo, aumentare le retribuzioni stante i maggiori profitti ottenuti dagli imprenditori in virtù della robotizzazione produttiva. Questa scelta, attenuerebbe molto le condizioni riguardanti le nuove povertà e se accanto a tale progetto verrà realizzato un nuovo, quanto innovativo, sistema di protezione sociale per disoccupati e inoccupati per arrivare fino al settore previdenziale aumentando il livello retributivo alle pensioni minime.
Un piano e un progetto di livello rivoluzionario senza il quale non ci sarebbero condizioni per assicurare una vita dignitosa alle persone. Questo è l’unico modo perché una buona politica riesca a porre nuovamente al centro della società la persona.