Quando è questa la domanda più gettonata che ti viene rivolta dai mondi imprenditoriali, finanziari e professionali, vuol dire che sul Governo e la sua maggioranza è piombato un letale scetticismo. Era successo con il Conte1. Ci sono voluti poco più di 7 mesi, ma poi esecutivo e coalizione sono andati a farsi benedire. Ora, dopo appena 50 giorni di vita del Conte2, ecco tornare il tormentone: tengono o cascano? Quesito a cui, ora, se ne aggiunge un altro: faranno spazio a Draghi, adesso che ha lasciato la Bce?
Naturalmente ci sono imprevisti che non si può nemmeno immaginare. Al netto di questo, però, non è difficile pronosticare che questo governo durerà fino ad aprile. Cioè quando si faranno le nomine nelle più importanti società controllate dal Tesoro e da Cassa Depositi e Prestiti. È prevedibile che la lotta per determinare presidenti, amministratori delegati e consiglieri di amministrazione sarà sanguinosa.
Dunque, questo governo ha davanti sei mesi, travagliati ma sicuri. E poi? Tutti parlano della nomina del Capo dello Stato. Come è accaduto lo scorso agosto, non è detto che l’unico sbocco di una crisi di governo debbano per forza essere le elezioni anticipate. Potrebbero, invece, formarsi altre maggioranze, o più probabilmente determinarsi equilibri diversi dentro la maggioranza giallorossa, cosa che avrebbe come conseguenza il formarsi di un altro governo o un forte rimpasto dentro quello attuale. D’altra parte, piaccia o non piaccia, siamo tornati ad un sistema a base proporzionale, anche se non pienamente, e per definizione le alleanze sono a geometria variabile.
Ci si domanda se la fine del suo impegno alla Bce non consegni al gioco politico un pezzo da novanta come Mario Draghi. Possiamo affermare di conoscerlo sufficientemente bene per azzardare che non è e non sarà disponibile per palazzo Chigi. Diversa, invece, sarebbe la propensione di Draghi per un altro Palazzo, quello del Quirinale: qui ci sentiamo di affrontare il rischio della scommessa. E d’altra parte, sarebbe davvero la migliore delle soluzioni che si possono dare ad un problema non da poco, quello di individuare un successore di Mattarella che sia all’altezza. Non siamo una repubblica presidenziale, ma non c’è dubbio che il presidio del Quirinale oggi sia enormemente più importante di un tempo, visto il crescente svilimento del Parlamento e la fragilità delle forze politiche.
Come vedete, anche in questa circostanza per le sorti del governo poco o nulla dipende da ciò che fa l’opposizione per la sua debolezza intrinseca. Era debolissimo il Pd ieri, non è certo forte il centro-destra oggi. Oltretutto l’accordarsi di Berlusconi a Salvini comporta la definitiva estinzione politica di FI.
Quindi sarebbe un artificio continuare a chiamare “centro-destra” l’alleanza tra la Lega e Fratelli d’Italia, anche se Berlusconi dovesse ripetere l’errore di prestare la sua copertura. Vedremo come andranno le prossime amministrative, a cominciare dal voto in Umbria delle prossime ore, ma ci sentiamo di pronosticare che il duo Salvini-Meloni difficilmente potrebbe raggiungere la maggioranza al Senato con questa legge elettorale.
Ergo, rimane il solito problema di dare rappresentanza al grande popolo del centro politico. Renzi ci sta provando, ma purtroppo la sua (discreta) cultura riformista picchia contro la barriera di antipatia e diffidenza che l’uomo è magicamente riuscito a costruire intorno a sé.
Occorre qualcosa di più e di diverso. Speriamo che arrivi prima di tornare a votare.
Ottobre 26, 2019