Il Governo Monti ha dato rimandato alle Regioni di rivedere l’attuale assetto delle Province, imponendo come principio una riduzione delle stesse sulla base di alcuni criteri, e non ultimi anche il numero degli abitanti. Ciò non toglie che ogni Regione potrebbe proporre un piano di ridimensionamento del tutto particolare, pur configurandosi e allineandosi alla nuova normativa. La nostra Regione, che da sempre risulta essere laboratorio politico, potrebbe in qualche modo continuare a confermarsi tale anche in quest’occasione. Ritengo giusto pensare, e mi piace poter credere, che in quest’ambito la nostra Regione saprà cogliere e far valere ciò che di buono è stato fin qui prodotto dalle Provincie per salvaguardare in maniera equa tutto il territorio. E ciò proprio nelle aspettative e necessità richieste dalla configurazione geofisica ed economica della nostra Regione FVG. Ora, poco importa quale sarà la sede che si vuole riconoscere e il nome che si vorrà dare a quello che si potrà definire il nuovo e sostitutivo organismo dell’ente provinciale, l’importante è che riesca a racchiudere in modo sinergico ciò che di buono finora hanno saputo fare le quattro province della nostra Regione. Un organismo che abbia ruoli precisi e ben definiti, comunque sotto la direzione della Regione. Ciò a dire che sarebbe un vero peccato non riconoscere quelli che sin dal principio sono stati i meriti delle Province, solo perché nel tempo alcuni ruoli si sono sovrapposti, causando aumento di spesa e comunque risultati ridimensionati. La realtà è che esiste già in ogni Provincia personale tecnico-amministrativo preparato che può dare continuità in quelle opere che si vogliono riconoscere di competenza provinciale. Ritengo pertanto che le forze politiche della nostra Regione, recuperando il notevole tempo perduto da parte della maggioranza che governa la Regione, dovrebbero convergere nella elaborazione di una linea indirizzata a favorire l’obiettivo di diminuire la spesa, ma salvaguardando quanto di buono è stato fatto e quanto può continuare a essere fatto, in virtù anche dell’esperienza e della conoscenza del territorio nelle sue varietà e nelle sue più autentiche esigenze. Una sfida molto importante che dovrà sfociare nell'individuazione di soluzioni capaci di gestire aree territoriali vaste, le cui caratteristiche socio-economiche ne condizionino l’ambito d’intervento, utilizzando le competenze dei Comuni per il raggiungimento di maggiore efficienza operativa a minor costo. E a tal scopo, una buona base di partenza è sicuramente il procedimento programmatico già contenuto nella Legge regionale uno del 2006, che prefigura anche una rivisitazione dell’attuale assetto delle autonomie locali. È evidente che per fare tutto ciò è fondamentale dare anche concretezza alla proposta che l’ANCI regionale ha elaborato, al fine di utilizzare un sistema di messa in rete di tutti quei servizi pubblici con cui si otterrà un risparmio economico di centinaia di milioni di euro da un lato e, dall’altro, processi di semplificazione e sburocratizzazione sia per cittadini sia per l’imprenditoria. Tutto questo nell’ottica di recuperare competitività per i nostri territori, per uno sviluppo socio-economico sostenibile. Sarà quindi necessario uno sforzo per costruire un nuovo assetto di autonomie locali che dovrà durare per diversi decenni e che abbia una vera architettura istituzionale, che vada oltre i campanilismi che limitano il futuro e gonfiano i costi!
Trieste, 19 agosto 2012
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