TEMPI DURI PER LA FERRIERA DI SERVOLA!
In queste ultime settimane é sceso un preoccupante silenzio sulla complessa e delicata vicenda della ferriera di Servola.
Bisogna dire che al di là dell'accordo di programma, stipulato tra gli enti locali triestini e il Governo nazionale sulle bonifiche, c'é un buco nero sul reale stato dei rapporti con Arvedi, dei rapporti tra quest'ultima e Lucchini e il Commissario.
Così come non si conosce che cosa abbia deciso il Fondo Inglese, proprietario della centrale di cogenerazione che usa i gas della ferriera.
L'idea originaria che Arvedi entrasse nella gestione della centrale con un contratto d'affitto transitorio é saltata. Infatti é risaputo che attraverso la gestione commissariale, si sta preparando un bando di gara pubblico per individuare il miglior offerente a cui dare in gestione la ferriera di Servola.
Intanto é stato fermato l'altoforno e posti in cassa integrazione trecento dipendenti.
Però, al di là di quello che dice la Presidente della Regione, lo stabilimento di Servola é l'unico in Italia che ferma impianti.
Giova ricordare anche che allo stato attuale non c'é alcun rapporto tra i 57 milioni per Servola destinati alla bonifica ambientale sottoscritti con diversi i Ministeri e un qualsivoglia piano industriale..... Sostanzialmente una cassa integrazione per i lavoratori al buio!
Speriamo che l'obiettivo sia quello di mantenere l'attuale attività siderurgica anziché pensare a un terminal rottame in piena autonomia servito via mare e collegato allo snodo ferroviario di Aquilinia che darebbe lavoro forse a 200/300 occupati (ora 475).
Tra l'altro il 20 febbraio scade la proroga dell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e la Procura della Repubblica ha già commissionato due perizie sullo stato degli impianti, sia sul piano della sicurezza che delle emissioni in atmosfera (vengono giudicate quasi più gravi le emissioni da perdite impiantistiche che quelle che escono dai camini deputati).
In ogni caso su tutto pesa una gestione politicamente debole che però con questo Accordo, tutto tra soggetti pubblici, impegna 57 milioni di euro tra risorse nazionali e regionali.
Una sorta di "dote" perché la politica possa mettere le mani avanti nel caso in cui non si presentasse nessuno alla prima asta prevista dal bando pubblico pensando di poter dire, in questo caso, di aver fatto la sua parte!
Addì, 10 febbraio 2014