ENNESIMA BEFFA !
I provvedimenti nazionali del Governo Renzi hanno senza dubbio creato aspettative alle tante persone che beneficeranno dell' ormai famoso bonus di ottanta euro netti mensili. Un'iniziativa positiva per consentire a chi ne ha bisogno di tirare un sospiro di sollievo, anche se dal decreto c'é stata l'esclusione di incapienti, pensionati e titolari di partita IVA.
E' sicuramente una scelta politica intelligente che pone al centro della società la persona a cui lo Stato riconosce sostegno, ma che non affronta come dovrebbe e con efficacia i tanti bisogni della società.
Tuttavia, pur riconoscendo che qualcosa si è mosso, emerge chiaramente che il Governo con una mano dà ma con l'altra toglie. E sì, perché il decreto Renzi impone ulteriori nuovi balzelli quali l'aumento dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie e anche sui conti correnti, ivi compresi quelli dei pensionati a basso reddito a cui , per il momento, non sono riconosciuti gli ottanta euro.
Inoltre, giova ricordare la nuova imposta sulla casa con cui si reintroduce l'ex IMU, che sarà un vero e proprio salasso per le famiglie.
Siamo quindi di fronte a una evidente manovra che guarda più agli aspetti elettorali anziché a favore di una politica seria e di prospettiva visto che il bonus non é allo stato attuale strutturale ma solo per il 2014.
Così il giovane Renzi che voleva rompere con il passato, si è invece ritrovato ad agire come un vecchio esecutivo della peggior prima Repubblica.
Mi riferisco alla marcia indietro sulla disposizione della legge di Stabilità relativa al versamento dell'imposta sostitutiva sulle valutazioni dei beni d'impresa e delle partecipazioni iscritti in bilancio al 31 dicembre 2012.
Infatti, in base all'indicazione originaria prevista dalla previgente normativa, le imprese avevano facoltà di spalmare il versamento dell'imposta in tre annualità mentre il decreto fiscale approvato qualche giorno fa ha sostituito tale disposizione stabilendo che l'imposta deve essere pagata tutta entro giugno 2014, non più in tre annualità.
Un provvedimento che viola il principio di irretroattività dell'imposizione fiscale.
Nonostante si voglia tentare di far capire che tutto sta cambiando, in realtà ogni cosa rimane come prima, se non addirittura peggio. Quindi nulla di nuovo all'orizzonte se non vecchie manovre furbe, poca considerazione dei contribuenti.
Addì, 24 aprile 2014