Una stasi pericolosa
A volte viene da pensare allo stato non positivo in cui si trova la Regione FVG sia sul piano legislativo che amministrativo considerate diverse situazioni che emergono con forza dal Palazzo e che non depongono a favore di una buona amministrazione tanto meno di una legislazione lungimirante e moderna.
Lo si sente nell'aria il forte disagio della macchina burocratica regionale che tende a chiudersi a riccio nell'assunzione di responsabilità anche per la mancanza di un coordinamento autorevole che dia garanzia di efficace operatività.
E il risultato di tale andamento non depone a favore di una macchina efficiente, la quale invece, dà una immagine molto negativa di se stessa ai cittadini. Evidentemente le questioni ancora aperte del comparto unico e la lentezza del percorso per l'approvazione delle riforme, hanno contribuito a creare siffatta condizione.
Le cause di ciò sono molteplici. Si consideri, ad esempio, la confusione generata dalla proposta di riforma del sistema delle autonomie locali che per la sua farraginosità ha fatto sollevare gli scudi a Sindaci e Presidenti di Provincie che non la condividono affatto. Altrettanto complicato si presenta il contenuto e la condivisione della riforma della sanità che ha già fatto registrare proteste di rappresentanti istituzionali e non di ampi territori. Poiché la pseudo riforma presagisce impostazioni organizzative e giuridiche non plausibili con un miglioramento delle prestazioni sanitarie dei cittadini e delinea stravolgimenti tra l'assistenza sanitaria territoriale e ospedaliere a scapito della prevenzione nel territorio, si configura una crescente preoccupazione e protesta dei diversi portatori d'interesse.
Ma, come non bastasse, a fronte delle condizioni finanziarie sempre più difficili della Regione, che potrebbero compromettere diversi comparti, la proposta di riforma sanitaria non dice quali risparmi produrrà. Il Governo regionale stenta a decollare ed è difficile immaginare come possa riuscirsi visto che chi sta alla guida non vi dedica le necessarie energie preferendo occuparsi di mille altre cose considerati i suoi innumerevoli incarichi istituzionali e di partito (Presidente di Regione, Commissario straordinario per la Ferriera di Servola, Commissario per la terza corsia dell'A4, Commissario per le sistemazioni idrogeologiche, responsabile del PD per le grandi infrastrutture del Nord Italia, vice Segretario nazionale del PD), e la a tutti i possibili e immaginabili talk show di rilevanza nazionale.
Quindi, immaginare che la nostra Regione possa agganciarsi al carro delle riforme, della modernità e contribuire al rilancio della sua economia senza che ci sia un serio e concreto piano industriale, diversamente da quello appena licenziato dalla Giunta regionale contenente solo fuffa, diventa una impresa che al momento non trova alcun riscontro nella realtà.
Di questo passo, tenuto conto che rimane ancora irrisolta la questione del mancato annullamento del patto Tondo-Tremonti che sottrae alla casse della Regione ben 370 milioni annui, non c'è proprio nulla da poter stare allegri. Anzi, bisognerebbe che, finalmente, il governo regionale, affrontasse con incisività e concretezza le troppe questione aperte.
Addì, 21 luglio 2014