Un gran pasticcio!
Slitta di due anni la fusione tra aziende ospedaliero-universitarie e territorio. È quanto dicono i vertici politici del Governo regionale di aver concordato con i tecnici del Ministero della Salute.
È evidente che il risultato ottenuto mette in luce alcuni aspetti:
il primo che l'articolato del disegno di legge della giunta regionale non era affatto in linea con la legislazione nazionale che allo stato attuale impedisce la fusione tra policlinici universitari e aziende sanitarie diversamente da quanto sosteneva in modo particolare la Presidente della Regione;
il secondo che l'intesa ministeriale di fatto non consente, almeno per ora, la fusione. Infatti, lo slittamento di due anni per tale operazione dimostra che i politici del governo regionale sono tornati a casa con le “pive nel sacco”.
Pazienza se il risultato romano nella sostanza delle cose non c'é, ma è grave il fatto che la riforma in procinto di essere varata dal Consiglio regionale non dà alcun genere di prospettiva alla funzione degli ospedali, anzi fa fare un passo a ritroso di oltre venti anni al sistema sanitario regionale che si troverà nella condizione di non poter rispondere alle esigenze di una moderna organizzazione della salute attraverso il territorio non riuscendo a soddisfare i bisogni primari dei cittadini.
Insomma, avremo una legge regionale che poco o niente innova sia sul versante del ruolo dei medici di base, sia su quello organizzativo dell' attuale sistema socio-sanitario che finora ha funzionato discretamente bene, perché realizzata in fretta e furia con il solo scopo di annunziare di aver varato “la riforma”.
Sbaglia il governo Serracchiani a mettere mano in modo così maldestro al provvedimento più importante delle politiche regionali se non altro per la delicatezza che riveste e per le ricadute fortemente negative che avrà come già si è visto in questa fase di discussione assembleare del disegno di legge.
Addì, 18 settembre 201