Neanche Renzi rilancia lo sviluppo
Terminato il semestre europeo sotto la Presidenza italiana si può affermare che i risultati sono stati deludenti. Lo conferma Juncker quando dice che il governo italiano ha fatto molto condividendo il bilancio UE.
Infatti è risaputo che la flessibilità all'interno del patto di stabilità e le line di sviluppo non sono affatto sufficienti per rilanciare l'economia. Non per niente Juncker ringrazia Renzi dicendo che la Presidenza italiana è stata una presidenza di successo in linea con le volontà politiche della commissione europea che, com'è noto, non sono aperte a una grande flessibilità.
La Presidenza italiana si chiude quindi lasciando dietro a se una politica di molte chiacchiere con risultati molto diversi da quelli promessi più rivolte al nulla che alla concretezza perché con la Presidenza italiana è stata poco condivisa la flessibilità richiesta bensì fortemente mantenuta la rigidità tanto cara alla Germana e al Presidente Juncker. Perciò è evidente che ai commenti sarcastici dei cinque stelle e della lega si accompagna la soddisfazione ironica del Presidente Juncker che in barba a Renzi ha mantenuto ben salda la barra della rigidità della politica economica europea.
Il piano degli investimenti della commissione europea annunciato in trecento miliardi di euro ma che in realtà allo stato attuale sono solo ventuno, non è certo ciò che risolverà i problemi per il rilancio economico e occupazionale degli Stati membri. Ciò che rimane dopo la Presidenza Renzi è ancora e solo quella austerità che tanto speravamo potesse essere rimossa sostituendola allo sviluppo.
Ma, neanche Renzi, che tante promesse aveva fatte, è riuscito a compierere il miracolo!
Addì, 13 gennaio 2015