Chi troppo vuole nulla stringe
In Friuli Venezia Giulia assistiamo a una situazione veramente paradossale che riguarda il vertice istituzionale. Serracchiani è Presidente della Regione, è Vicesegretario nazionale del PD, è responsabile nazionale PD dei trasporti e delle grandi infrastrutture, è Commissario delegato dal governo nazionale per l’emergenza della III corsia dell’autostrada A4, VE-TS, è Commissario delegato per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico in Friuli Venezia Giulia ed è prossima ad essere Commissario delegato del governo nazionale per la riconversione industriale e sviluppo economico nell’area della ex Ferriera di Servola. Considerato che anche per la Presidente Serracchiani la giornata è di 24 ore, sorge spontanea la domanda: come vengono esercitati questi incarichi? A verificare i contenuti oltre le parole sfornate nei talk show e via twitter, la produzione è di qualità o di quantità?
Tralasciando la III corsia, per conoscere lo stato dei lavori della quale basta percorrere la autostrada da TS a VE (priva di cantieri e ricca di “code”), una ulteriore prova di come si lavora, si ricava dal PTA (Piano Tutela Acque) adottato il 30 dicembre 2014. La giunta regionale sbandiera il risultato dicendo che finalmente il PTA è stato portato a casa dopo una attesa di quindici anni. Ma è veramente così? No, non è proprio così! In realtà il PTA dovrà ancora essere ampiamente rielaborato a seguito delle numerose osservazioni che saranno presentate dai soggetti sia istituzionali sia delle associazioni interessate, alla Direzione competente entro i primi giorni di agosto 2015.
C’è da chiedersi perché nel frattempo la giunta regionale abbia prodotto un disegno di legge sulla utilizzazione della acque in cui parte dell’articolato tratta di questioni che sembrerebbero più di competenza del PTA e se, invece, non sarebbe stato più logico e coerente concludere la partita del piano delle acque e quindi affrontare in una norma specifica altri aspetti. Si sarebbe potuto forse fare anche il contrario ma di sicuro non le due cose assieme, come invece sta avvenendo. Inoltre val la pena di soffermarsi sui contenuti del PTA.
Da una prima lettura, al Piano mancano le credenziali legislative, tecniche e normative che ci si aspetterebbe da un elaborato che distingue in negativo la nostra Regione per essere tra le ultime, fors'anche l'ultima, in Italia, a dotarsene. Il PTA è stato approvato il 30 dicembre 2014 ma per i riferimenti legislativi comunitari la data ultima è giugno 2008 (appena 6 anni fa); per quelli legislativi nazionali la data ultima è dicembre 2010 (appena 4 anni fa); i dati sulla dispersione microbiologica sono del 2007 (appena 7 anni fa); quelli sull’inquinamento da nitrati delle acque sotterranee sono del 2010 (appena 4 anni fa); i dati sull’inquinamento delle acque sotterranee sono del 2005 (appena 9 anni fa); i dati dei pozzi a uso domestico e di quelli soggetti a concessione sono senza data. E così via dicendo … Anche per quanto riguarda il Rapporto Ambientale e le Norme di attuazione scarne e problematiche per gli utenti, c'è da evidenziare un totale di oltre 1000 pagine dattiloscritte che fanno porre una domanda: i dati sono attendibili? è tutto applicabile, soprattutto per prelievi e scarichi? E tutto ciò alla faccia degli utenti della montagna come quelli della pianura che scalpitano perché insoddisfatti delle previsioni di piano per le scelte non sufficientemente documentate e per le norme difficilmente applicabili.
Insomma, per ora il PTA sembra essere più un piano di carta e quella attaccata sul petto della giunta regionale non è certamente una medaglia bensì una patacca. Infine c'è da chiedersi come la Giunta Regionale riesca a fare piani economici con dati vecchi di 4-9 anni fa. Auguriamoci che per gli altri settori della amministrazione regionale, piani e programmi economici non siano fatti con dati antichi come quelli per il PTA perché se così fosse, saremo fritti!!
Addì, 24 marzo 2015