NON C'È LIMITE AL PEGGIO
La stragrande maggioranza dei cittadini italiani si avvalgono del sistema bancario per effettuare operazioni finanziarie legate alle loro attività. Le banche sono impegnate ad affrontare problematiche varie a partire dalle sofferenze dovute ai default di molte aziende colpite dalla crisi economica. Accanto a queste difficoltà si registra l'aggravamento delle condizioni di certi istituti finanziari causate da cattive gestioni che ne hanno minato la loro sopravvivenza come il caso di quattro banche che stavano per chiudere i battenti. Non fosse stato per l'intervento straordinario del Governo nazionale non si sarebbero salvate. Ed è proprio in questo contesto che si rende necessaria una valutazione, senza peli sulla lingua, per capire che cosa sia accaduto e quali saranno le ricadute con l'applicazione della norma governativa di salvataggio delle quattro banche (banca Marche, Popolare dell'Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti).
Il salvataggio avrà bisogno di 3.6 miliardi di euro che saranno messi. Le quattro banche verranno salvate e a garantire l'intera operazione saranno le stesse banche con fondi loro. A mettere i soldi per salvare le quattro banche saranno tutte le banche che su ordine della banca d'Italia, dovranno mettere mano al portafoglio. Ma, pensando anche alle piccole banche costrette dalla legge a mettere la loro quota, immagino che per loro sarà difficile non andare incontro a difficoltà economico-finanziario, specialmente se pensiamo che quei denari li mettono a fondo perduto come fosse un intervento finanziario a perdere, che dovranno ripianare nell'ambito dei loro rispettivi bilanci.
Ecco perché c'è grande preoccupazione che l'obbligo di partecipare al salvataggio potrebbe trascinare altre banche vicinissime al baratro. Insomma un provvedimento di legge che opera sulle spalle dei cittadini ancorché attraverso il sistema bancario. Ma, a fronte di questo ennesimo disastro, nessuno dei banchieri responsabili dei dissesti delle quattro banche, è stato finora condannato a risarcire alcunché.
Addì, 27 novembre 2015